
I primi giorni che sono arrivata ho scoperto l'esistenza di un lavoro particolare: i raccoglitori di cartone. Ci sono delle famiglie che per sopravvivere rovistano nei cassonetti della spazzatura e raccolgono tutto il cartone che trovano. Con un piccolo carretto si trascinano dietro grandi contenitori di tela che riempiono principalmente di carta. Le industrie comprano da loro il cartone... per un kilo di cartone la ricompensa e' meno di un pesos ( un litro di latte costa 2.50 pesos). Per far arrivare il loro raccolto alle industrie devono pero' pagare il costo del trasporto all'autista di camion.
Mi hanno spiegato che questo lavoro e' nato subito dopo la crisi economica del 2001 a causa della forte svalutazione del pesos. Tantissime famiglie si sono ritrovate senza lavoro e senza soldi.
Si vedono a tutte le ore girare per le strade, vanno lentamente e senza fretta. Ci sono uomini, donne e tanti bambini.
Un giorno ero ferma ad un semaforo ed ho incrociato una famiglia di raccoglitori di cartoni con un bambino di 2/3 anni. Hanno incominciato a rovistare ed a lavorare. Ad un tratto la signora deve avere avuto un momento di sconforto ed ha detto qualcosa a suo marito. Lui l'ha abbracciata fortissimo per tanto tempo. E' stato l'abbraccio piu' emozionate che ho visto in tutta la mia vita. La disperazione della poverta' da una parte e la forza dell'amore dall'altra... non credo abbiano altro.
In Buenos Aires quasi ogni giorno ho incontrato manifestazioni di protesta contro qualcosa che non va e che genera malessere. Quello che e' diverso rispetto all'Italia e' il modo di protestare. Per esempio l'ultima manifestazione che ho incrociato, e' stata in pieno centro pochi giorni fa. C'erano alcuni poveri di San Telmo, quartiere storico della citta', che stavano chiedendo allo Stato lavoro. Avevano allestito un gruppo musicale ed hanno incominciato a cantare e suonare allegramente. Dai testi delle canzoni si capiva il loro disagio sociale, la difficolta' per comprare da mangiare. Erano realmente poveri: mal vestiti, sporchi e la maggior parte aveva un cattivo odore. Diversita' culturale mi pare... si' siamo poveri pero' siamo vivi e la musica fa parte della vita.
E' un po' triste cio' che ho scritto pero' qui e' parte della realta' quotidiana.
Un abbraccio
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